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Intervista al Presidente della Fondazione Italiani in Europa: il Professore Giuseppe Arnone

 

 giuseppe arnone

Abbiamo sentito il Presidente della Fondazione Italiani in Europa il Prof.Giuseppe Arnone ,ormai sempre più impegnato in progetti europei transazionali che abbracciano iniziative culturali,economiche e start.up imprenditoriali in giro per tutto il vecchio continente senza mai fermarsi.Nell’ultimo anno ha incontrato cittadini europei da Bradfort a Cluj Napoca trovando segnali positivi in termini di feed-back e opportunità lavorative.

Presidente Arnone, da cosa nasce il suo impegno in Europa e dal suo periscopio quali sono le basi dello sviluppo dell’integrazione e della ripresa economica? Per chi ancora purtroppo sempre di meno crede che l’Europa non sia una Unione di popoli tesa al benessere e alla pace,può esserci ancora una speranza di Europa?

L’Europa ha un etimo che già da un’accezione positiva eurus-op,che significa ampio sguardo,oggi purtroppo l’Europa ha un passo corto e non è riuscita a seguire un percorso vero di unione dei popoli .Il processo federalista che lasci delle identità e degli spazi di sovranità nazionale non è stato realizzato,questa è stata una diminutio, che ha portato a ragionare di cose incomprensibili anche per il più attento cittadino europeo.Chi come me già nel 1987 ha seguito il progetto dei federalisti europei che ha visto in Altiero Spinelli un pionere di Europa che fosse umanizzata,oggi invece si parla di Trojka,di ammonimenti,di procedure di infrazione,di scelte fatte nelle grigie e segrete stanze dell’asse Bruxelles-Berlino,tutto il contrario di quello che chiedono i cittadini europei.L’Europa non può essere finanza e austerity,questi signori scendano tra la gente e capiscano la distanza siderale tra i Trattati astrusi e irrealizzabili e la vita di un portoghese o di un rumeno in quale direzione vada.”

Guardi qui si parla di diseguaglianze economiche,di migranti,di equilibri fragilissimi tra gli Stati dell’Unione,le Istituzioni europee sono viste come entità astratte, ma ci sono anche degli aspetti positivi dalla sua lunga esperienza nei Paesi Europei ?

Le posso dire c’è un’Europa che si muove più velocemente della Commissione Europea,ci sono paesi dell’Est che crescono come Pil,sfruttando realmente le opportunità dei fondi europei,come ho avuto modo di incontrare e vedere all’opera eccellenze italiane che attraverso il made in,hanno lasciato un segno non indifferente nei paesi in cui hanno investito.Lo dico chiaramente ci sono eccellenze italiane che hanno la marcia in più e dimostrano che il loro bagaglio di know.how può essere portato a termine con quel mix di genialità che va al di là di parametri e direttive che ingessano l’inventiva,la creatività e la capacità imprenditoriale che gli italiani hanno nel loro dna.

Ci faccia qualche esempio di self made man ?

Ho conosciuto imprenditori italiani che hanno oggi una credibilità e hanno vinto sfide certamente non facili in un momento in cui la globalizzazione ha scomposto tutti.Le faccio un esempio: un imprenditore come Filippo Genovese è diventato il primo produttore di peperoncino in Inghilterra.O l’eccellenze nell’enogastromia come Giuseppe Portella da Joppolo Giancaxio che ha inventato una macchina da caffè innovativa,che rifornisce tutta la Gran Bretagna,o Giò Ricotta che ha un nome nella ristorazione in campo europeo.La Fondazione Italiani in Europa vuol favorire questi processi di innovazione e start-up di incubatori di imprese e di sviluppo per gli italiani,che decidono di fare il percorso inverso Italia-Europa valorizzando le capacità e la loro spinta imprenditoriale nei Paesi dell’Unione.”

Altre iniziative in itinere che avete già iniziato e portato a termine ?

Già nel 2008 da Assessore provinciale delle politiche comunitarie,ho creato occasioni di sviluppo e di opportunità in Romania,tra la Camera di Commercio e gli investitori italiani.Oggi 30 mila aziende italiane lavorano nel paese dei Carpazi,io stesso da qualche anno ho investito in progetti culturali e accademici con ottimi risultati.

Lei, tra Europeisti e antieuropeisti, che idea si è fatta ?

Le ripeto se l’Europa vuol diventare grande,prima del corridoio Roma-Berlino o Lisbona-Kiev,deve essere un corridoio unico tra i popoli,un contenitore unico di idee e progettualità,fin quando sarà solo un contenitore politico-economico,si amplierà la fascia del malcontento e delle differenze nazionali che possono sfociare nei nazionalismi e i populismi per reazione a banchieri e a governi come quello tedesco che decide solo con i poteri forti.Questa è la pagina che gli europei vogliono rimuovere subito,ribadisco l’Europa esiste se il popolo sovrano la riconosce.Ad oggi i cittadini vedono questa cabina di regia,lontana alle loro esigenze e si richiudono più nel loro essere italiani,francesi e spagnoli,una diversità che non si sposa con l’integrazione sottoscritta a Roma sessanta anni fa.”

 

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Scritto da su feb 15 2017. Archiviato come ARCHIVIO ARTICOLI, Interviste, PRIMO PIANO. Puoi seguire tutti i commenti di questo articolo via RSS 2.0. Salta e vai alla fine per lasciare una risposta. Pinging non è attualmente consentito

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