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INTERVISTA ROSALBA MANGIONE IL LUNGO VIAGGIO DELL’ARTE di Laura Alberti

 

 

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Un esordio con la pittura astratta nei primi anni Duemila e diverse esperienze dopo – con mostre negli USA, in Europa e in Cina – Rosalba Mangione approda con le sue tele in Malesia, nel celeberrimo ristorante Marini’s 57 di Kuala Lumpur.

Com’è nato l’amore verso la pittura?

“Ho cominciato a “fare arte”, o almeno a provarci, dopo i miei primi 40 anni. Non ero molto giovane, ma nemmeno abbastanza anziana per non provarci. Vivevo in Sicilia e mi sentivo dentro una tela di colori: dovevo solo riprodurli. La lava del vulcano, le tinte del cielo e del mare e la terra brulla erano lì, ma ancora non dialogavo con loro. Poi conobbi Egidio Cotroneo, che mi mostrò il mistero e l’alchimia dei colori. La sua sensibilità, il suo genio e la forza che riusciva a infondermi sono stati determinanti nei primi anni della mia pittura. Successivamente ho frequentato anche lo studio di un altro grande artista, Fausto Minestini, che mi ha introdotto ad un astrattismo più contemporaneo. Credo che la loro influenza sia tutt’oggi percepibile nei miei lavori. Credo di avere sempre avuto una grande sensibilità per il colore. Prima di scoprire che anch’io potevo rappresentare materialmente le mie sensazioni mi limitavo ad osservare e accumulare, inconsapevolmente, la bellezza che la vita mi offriva in tutte le sue forme, fossero esse le relazioni umane, la natura o l’arte dei grandi. In questo senso ogni uomo è, anche se a diversi livelli di consapevolezza ,artista”.

 

 

 

 

 

Cosa vuole che percepisca chi osserva un suo quadro?

“Non ho mai inteso l’arte come un prodotto offerto e venduto da quegli uomini eletti dotati dalla capacità divina di creare divertissement che chiamiamo artisti. L’arte si nutre dei sensi e i sensi riflettono la realtà con la quale interagiamo, il nostro modo di percepirla; coltivare questo modo ,il modo dell’arte attraverso la Bellezza, equivale a potenziare la Vita. Sentire la vita equivale a sentire l’arte, e viceversa. Per questo non credo che l’arte debba limitarsi a rappresentarla, la vita, ma debba invece tendere ad ampliarla”. Perché la scelta dell’Astratto?

“Quando decisi di iniziare a dipingere mi trovai di fronte ad una dura realtà: la mia terra non si nutre di reale o meglio, per usare una frase di Pirandello, l’unica vera realtà esistente è la follia del vivere. Non puoi rappresentare la vita se ne escludi l’astrattezza della follia. La mia, quindi, aspira ad essere una forma esasperata di pittura figurativa dell’astrattezza della realtà. La scoperta dell’astrattismo mi offrì una chance: non dovevo andare a cercare i colori, erano loro che mi venivano incontro”.

Quale consiglio darebbe a nuovi artisti emergenti se li volesse direzionare verso il mondo dell’Astratto?“Come ho detto, la pittura astratta è la più democratica fra le arti: non occorre padroneggiare dogmi e teoremi per realizzare un quadro astratto. Occorre, invece, padroneggiare il linguaggio dell’anima. E questo non credo sia possibile insegnarlo”.

Perché le sue tele hanno sempre nomi simbolici ed emotivi, come Enigma, Mistero, Aspettando l’Alba o Dai Depositi dell’Anima?“Ogni tela racconta un momento della mia vita interiore. La storia dell’anima non è fatta di eventi ed azioni, ma di un susseguirsi di sensazioni. Per questo cerco di trovare titoli che esprimano l’inesprimibilità dell’anima e, insieme, la contestualizzino in un preciso attimo della mia vita o del mio pensiero”.

Come avviene il passaggio dalle tele all’ impegno nella creazione di elementi di arredo?Le prime proposte mi pervennero da alcune Case Vinicole che avevano l’esigenza di migliorare il marketing delle etichette apposte sulle bottiglie. Ho autorizzato la trasposizione cromatica di alcune tra le mie opere che meglio si adattavano a quel particolare dettaglio. Adesso quei vini, certamente per l’alta qualità della produzione, vengono venduti anche in Giappone.

Successivamente si è notata la sua presenza al Salone del Mobile di Milano.“Sì, mi è stata chiesta una collaborazione nel settore del design e dell’arredamento di interni. Sono stata felice di collaborare e alcuni pezzi sui quali ho lavorato con i miei colori sono stati esposti lì”.

Infine, i successi internazionali, con il Marini’s 57.

“Si tratta di uno splendido roof garden nella terza delle Petronas Towers di Kuala Lumpur: Modesto Marini ha creato questo incredibile al 57° piano, reso noto al grande pubblico grazie al film Entrapment, con Sean Connery e Catherine Zeta Jones. È stato lui a volere le mie maxi tele. Diciamo che ho portato in quel mondo futuristico un po’ della mia terra. Ma adesso il mio futuro vuole essere qui: vorrei che i miei colori partecipassero a un nuovo concetto di abitazione, intesa come luogo fisico e luogo della propria anima…Ma questo è un altro discorso…”

 

 

 

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Scritto da su giu 7 2017. Archiviato come ARCHIVIO ARTICOLI, IN EVIDENZA, Interviste. Puoi seguire tutti i commenti di questo articolo via RSS 2.0. Salta e vai alla fine per lasciare una risposta. Pinging non è attualmente consentito

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