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Lettera aperta al Sindaco, al Presidente del Consiglio comunale, agli Agrigentini, alle Istituzioni Perché la Città di Agrigento deve essere riconoscente a Pietro Griffo

 

Museo-Archeologico-Regionale-Agrigento

Pietro Griffo non è nato ad Agrigento. Ma vi ha vissuto pienamente la sua  vita: dai 30 ai 57. E’ stato un uomo spinto da fortissimi ideali, dotato di straordinario coraggio.

Un “Civil Servant” che si è sentito profondamente agrigentino.
Rimasto colpito dalla grandiosità della “valle” agrigentina, in occasione di una gita, vi ritornò per restarvi, il l ottobre 1941  (vinto il concorso nell’Amministrazione delle Belle Arti), per assumere l’incarico, su  proposta del Soprintendente Prof. Giuseppe Cultrera.

Profuse grande impegno per il difficilissimo decollo della Soprintendenza alle Antichità autonoma, istituita due anni prima, con giurisdizione sulle province di Agrigento e Caltanissetta. Ma priva di mezzi e di personale. Sconosciuto in città e fuori, ha dovuto accollarsi in totale isolamento,  tutte le incombenza per circa un decennio, fino al 1951.

Durante la guerra, ha dovuto combattere con i comandi militari presenti in Agrigento, per salvaguardare le zone archeologiche dai dispositivi militari e riuscì  a trasferire gran parte degli oggetti del Museo Civico in apposito rifugio in un convento di Bivona, per salvarli dai bombardamenti degli  Anglo-Americani. Sostenuto dal direttore di quell’Istituto, il Prof Giovanni Zirretta, in collaborazione  con altro personaggio di quel tempo, il Prof. Francesco Sinatra, Ispettore onorario delle Belle Arti.

Con impegno, tenacia, e dedizione riuscì a dar corpo all’idea di dare ad Agrigento il Museo Nazionale che le era sempre mancato, aiutato da Giovanni Zirretta che si batté generosamente al suo fianco. Anche se, nel nuovo museo si sarebbe sostanzialmente annullato quello che egli aveva a lungo diretto con impegno e bravura.

Rivolse fin dal suo arrivo particolare attenzione agli scavi:  nel complesso abitativo di S. Nicola, nella necropoli romana del terreno Giambertoni, negli ipogei romani di Villa Aurea, nella necropoli greca di contrada Pezzino e fuori Agrigento nella villa romana in località Durrueli di Realmonte.  Nel 1945-46 ha potuto avviare  ricerche in ambiti più vasti: nella necropoli arcaica di Montelusa e ancora nella zona di S. Nicola.  Dove, per la prima volta, la topografia della città antica prese a rivelare elementi interessantissimi della sua organizzazione.

Nel frattempo pubblicò alcuni “Quaderni della Soprintendenza”: vi trattò una serie di cose riguardanti la varia problematica dei suoi territori.

Particolare impegno dedicò alla sistemazione delle zone archeologiche: la Collina dei Templi, i cui terreni furono – tra rimostranze e resistenze di ogni genere – espropriati. Un apprezzato impianto di illuminazione vi fu – su idee dell’arch. Franco Minissi – realizzato nel 1957 (Sua la ideazione e la struttura del  Museo di Agrigento).

Condusse impegnativi restauri  nei templi di Giunone e della Concordia, scavi  nei terreni a sud-est del Tempio di Giunone , nel tratto tra questo e il Tempio della Concordia, nel giardino della Villa Aurea, nelle catacombe Fragapane e nella necropoli sub divo a nord di esse, nella zona avanti al Tempio di Eracle, nella vasta area del settore occidentale della Collina dei Templi, ed altri ancora.

Un’ attività di alto valore è stata la ripresa – nel 1953 – e il proseguimento per svariate campagne degli scavi in località S.Nicola, dove – com’è universalmente noto – e venuto alla luce tutto un vasto complesso a cui s’è dato il nome di “Quartiere ellenistico-romano”.

Risulta utile ricordare  l’azione ininterrotta che, in aggiunta ai problemi affrontati per lo sviluppo culturale e scientifico della Soprintendenza, si è trovato a dover svolgere in difesa dell’ambiente monumentale e paesaggistico di Agrigento nel ventennio successivo alla guerra.

Lo fece  con costanza, con impegno, con furore.

Ne conseguirono  non pochi risultati positivi e si è procurato da un lato stima e consensi ma,

dall’altro risentimenti e talvolta l’ odio degli amministratori pubblici, degli imprenditori edili, dei

palazzinari, degli speculatori, dei proprietari di terreni espropriati.

E dei nuovi barbari che hanno programmato (con la freddezza tipica dell’interesse individuale e

mercenario del profitto che deriva dalle speculazioni) la sistematica distruzione della “bellezza”

e di risorse di inestimabile  valore  degradato  la città che, al tempo,  era priva de Piano

Regolatore Generale.

Gli effetti sono evidenti e, purtroppo, irreversibili.

Ma i viaggiatori del mondo che hanno il culto della Città della Valle e che amano la Bellezza e il mondo della

Cultura,  saranno eternamente grati a Pietro Griffo che ha difeso strenuamente la Valle, riuscendovi!

Dall’aggressione dei capannoni della Fiat  autorizzati per essere collocati a Piano San Gregorio.

Oggi  la Valle dei Templi è patrimonio culturale universale.

Il prefetto Dott. Francesco Bilancia intervenne per difenderlo contro improprie speculazioni che si tramavano a suo danno.

Altro efficace sostenitore delle sue ragioni fu il capo dell’Avvocatura dello Stato di Palermo, l’Avv. Alessandro Ambrosini, fratello di Gaspare, il Presidente della Corte Costituzionale.

Nonostante le note pressioni da parte di politici della giurisdizione di talune personalità delle istituzioni e dell’arte,  presso i superiori organi per la  rimozione di Griffo dalla sede, il Direttore Generale delle Belle Arti di allora, il Prof. Guglielmo De Angelis D’Ossat, tenne duro riservandogli  il più ampio riconoscimento della giustezza delle sue azioni.

Si spese moltissimo perché le Istituzioni e i più qualificati giornalisti della stampa nazionale si interessassero delle questioni  agrigentine a partire della persistente mancanza di un piano regolatore che spettava al Comune. Tra questi Cesare Brandi, affermò: che a difendere Agrigento dagli inconsulti danni del disordine edilizio era rimasto soltanto Griffo.

Nel luglio del 1966 la grande frana: le cui conseguenze sull’immagine della Città sono rimaste indelebili. Le speculazioni non sono mancate, soprattutto in sede politica! Nonostante fosse evidente l’estraneità di Griffo e nonostante i lusinghieri giudizi  per la qualità del suo impegno, riservati dalla Commissione dei Lavori Pubblici che indagava, tentarono  di coinvolgerlo in qualche modo.

Certa stampa  lo confuse con i “boss agrigentini.  E provarono pure ad interessare la Magistratura. Naturalmente fu prosciolto, “per insussistenza dei fatti attribuiti”, in fase istruttoria, nella quale, tuttavia, furono messe  in rilievo le benemerenze del  suo  onesto ed appassionato operare.

Ebbe anche il consenso e l’affetto di una parte della Città che ha manifestato la propria carica umana, la sua capacità di voler bene e la sua disponibilità a condividere il dolore altrui, allorchè un grave lutto colpì la famiglia Griffo.

I suoi successi hanno un valore importantissimo, anche perché hanno e, avranno, significative ricadute sugli agrigentini: il 24 giugno del 1967, dopo lunga gestazione e un duro lavoro  durato ben dieci anni, è arrivata l’inaugurazione del Museo Nazionale a San Nicola. Una vittoria per la Soprintendenza e per la città. E sono arrivati i riconoscimenti da più parti. Nel discorso del Sottosegretario alla P.I. On. Giovanni Elkan, per evidente suggerimento del direttore Generale Prof. Bruno Molajoli, non sono mancati i ringraziamenti per l’opera svolta e per “avere ideato e diretto con intelligenza, dottrina e fervore ammirevoli la non agevole impresa, vincendo ostacoli e superando immeritate amarezze antiche e recenti.  Il museo di Agrigento fu universalmente riconosciuto come una delle opere più belle e più valide della museografia moderna non soltanto italiana.  Con il museo ogni sua ambizione agrigentina poteva dirsi appagata. Ma continuò senza sosta per collocare  nel museo  la “Biblioteca Pirro Marconi “.

La Biblioteca è stata Istituita da Pietro Griffo negli anni subito dopo l’ultima guerra, d’intesa con il Prof. Zirretta, e faticò per ottenere  dal Ministero della Pubblica Istruzione e dal Comune di Agrigento che risultasse comprensiva dei libri della Soprintendenza e del Museo Civico quando i due diversi istituti avessero raggiunto – come di fatto è avvenuto con l’annullarsi della sezione archeologica di quest’ultimo passata al Museo Nazionale – una unità giuridica e funzionale.

Partita anch’essa  quasi dal nulla. La lasciò ricca di migliaia di volumi. Successivamente  si è  ampliata fino a diventare una istituzione davvero  prestigiosa nella cultura della città. Ritenne doverosa  l’intitolazione a Pirro Marconi per esaltare, con quel gesto, l’opera  meritoria di quell’illustre scavatore  e studioso delle antichità agrigentine, completamente dimenticato.

E’ tempo di recuperare la proposta fatta nel maggio del 1965 dal Prof. Mario La Loggia, allora Presidente  dell’Azienda Comunale di Soggiorno e Turismo, al sindaco di Agrigento perché fosse conferita a Griffo la cittadinanza onoraria.

“Il Prof. Pietro Griffo – riportava la nota  – “da decenni ha posto nobilmente la sua vita al servizio della nostra città… (Il provvedimento invocato) verrebbe a ricambiare la dedizione filiale di un cittadino per la sua terra di elezione “. La richiesta del La Loggia non ebbe risposta.

Aggiungo il Prof. Pietro Griffo merita la riconoscenza dell’intera Comunità e la Cittadinanza della Città di Agrigento Città della Valle dei Templi Patrimonio dell’Umanità per l’amore che le ha riservato e dimostrato!

Spero che la Città di Agrigento riesca a ricambiare, almeno in parte, con un gesto di riconoscenza con l’assegnazione della Cittadinanza onoraria e con la intitolazione del Museo.

Grazie, cordialità

Alessio Lattuca

 

 

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Scritto da su dic 15 2017. Archiviato come AGRIGENTO, ARCHIVIO ARTICOLI, IN EVIDENZA. Puoi seguire tutti i commenti di questo articolo via RSS 2.0. Salta e vai alla fine per lasciare una risposta. Pinging non è attualmente consentito

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