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Amministrative ad Agrigento:centrodestra diviso,altro che condiviso,prevalgono i personalismi al progetto politico.

 

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Ad Agrigento come si sa, i cittadini nella prossima primavera saranno chiamati ad eleggere il primo cittadino,dopo i 5 anni del Sindaco Firetto,a oggi ricandidato,che con le luci e con le ombre,è pronto a rilanciarsi verso questa nuova sfida.

Una competizione elettorale che stranamente è partita con troppo anticipo e dove finora si è vista una serie di confusioni tattiche e di strategie che non lasciano ben sperare per far ripartire un comune e una macchina amministrativa che ha lavorato più a rattoppi che ad una chiara prospettiva nel lungo periodo.

E’ chiaro che il mito di Firetto,di cinque anni orsono,memore di un curriculum che aveva come stella polare il decennio alla guida della vicina Porto Empedocle con una sfilza di successi,si è liquefatto.Ancora oggi il Sindaco di Agrigento dichiara che qualsiasi decisione giudiziaria di fine mese,non gli impedirà la corsa alla sua riconferma,anzi dopo l’assoluzione della Corte dei Conti su un eventuale processo penale,si difenderà con forza ed energia per sventare qualsiasi ombra sui presunti bilanci gonfiati.

La cosa più incredibile di questa campagna elettorale è che finora nessuno straccio di progetto o idea per un reale cambiamento a una situazione politico-amministrativa locale ,vede l’ente comunale fare i salti mortali per non perire definitivamente.Firetto dopo la stabilizzazione dei contrattisti ha rimarcato che la strada del risanamento e dell’armonizzazione contabile ha evitato il dissesto che qualcuno agitava a sproposito e si è lanciato adesso,se il tempo glielo permetterà,a risolvere un’altra eterna incompiuta per l’intera collettività:il Prg che rappresenta uno sfogo e una pianificazione dello sviluppo abitativo e costruttivo per i prossimi vent’anni.Operazione certamente non facile,alla quale però il Sindaco in carica tiene fortemente.

Andando agli sfidanti di Firetto,che rimane sempre nella sottile linea di civismo e politica,si è affacciato uno stuolo di competitor che rivendicano di essere di centrodestra,anzi alcuni di essi hanno parlato di un’ampia coalizione moderata o larga sul modello che ha permesso a Musumeci di vincere di misura le regionali su Cancelleri.

Le varie dichiarazioni,le smentite,le ripartenze o le fughe in avanti,negano una cosa,difficilmente il centrodestra sarà unito ad Agrigento,è ormai chiaro che lo schema unitario regionale che già a Palermo è fortemente allentato,nella città dei templi non trova una sintesi o un ragionamento che possa sfociare ad una unità.

Tant’è vero che da una parte c’è Riccardo Gallo e la sua Forza Italia,quasi sicuramente orfana di Iacolino e dall’altra Roberto Di Mauro e gli autonomisti e un altro pezzo importante di centrodestra che si è schierato con il candidato Franco Miccichè.

Ed ecco smascherata la prima opzione politica,in pratica i vari parlamentari regionali dalla Savarino a Terrana e altri parlano di unità sapendo che è una fuga in avanti che difficilmente troverà una sintesi.Con un Marco Zambuto che,come cavallo di ritorno dopo una stagione travagliata tra al di sopra o all’interno dei partiti dell’intero arco costituzionale,cerca di primeggiare senza capire ancora chi saranno alla fine i suoi compagni di cordata.

La politica è governare una città anche se problematica e in parte sfrangiata come Agrigento,non è solo sommatoria politico-elettorale,tanti piccoli puledri messi in fila indiana possono vincere la battaglia.

Tra l’altro ancora la Lega tentenna e forse risolverà l’arcano dopo le regionali in Emilia che sembrano essere lo spartiacque della legislatura romana,ma soprattutto ancora non c’è alcun avallo o semaforo verde nei tavoli regionali e nazionali da parte dei leader dei partiti.

Ricordiamo che cinque anni fa,Gallo si è inventato la formula nuova delle primarie di centrodestra allargate al Pd,l’esperimento finale fu un disastro,con il candidato Silvio Alessi vincitore di primarie che poi si è rivelato farlocco e disconosciuto da una serie di soci del tavolo Agrigento 2020 che si ruppe maldestramente.

Dall’altro c’è da capire qual è la strategia finale dei candidati,visto che Aldo Piazza e Lo Presti che hanno chiamato a raccolta il popolo moderato si sono man mano defilati a macchia di leopardo,dal Pd a Forza Italia ai cinque stelle e Lega hanno già parecchi problemi interni che non lasciano ben sperare.

Dimenticavamo il vero protagonista di questa campagna elettorale:il popolo agrigentino,finora poco riluttante e spesso assonnato da tutta questa bagarre politica,adesso ha di fronte un primo step,sabato 25 gennaio per la marcia contro l’isolamento viario e ferroviario;è una prima occasione per rialzare la testa,dopo anni e anni di arretramento sociale ed economico dovuto anche alle chiusure di ponti,gallerie e strade che hanno influito come un macigno per un processo di rinascita e riorganizzazione della rete economica dell’intera provincia.

La politica dovrebbe iniziare a fare meno strategie politico-elettorali e mettere in campo più sostanza e più presenza nei confronti di Governi ,Anas e servizi essenziali quali la gestione integrata dei rifiuti e del sistema idrico,anche qui ahimè le classifiche nazionali,restano lontane dal poter vivere in un posto quanto meno civile.

 

 

 

 

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Scritto da su gen 21 2020. Archiviato come ARCHIVIO ARTICOLI, PAROLA DI PACE, PRIMO PIANO. Puoi seguire tutti i commenti di questo articolo via RSS 2.0. Salta e vai alla fine per lasciare una risposta. Pinging non è attualmente consentito

2 Commenti per “Amministrative ad Agrigento:centrodestra diviso,altro che condiviso,prevalgono i personalismi al progetto politico.”

  1. Egregio Direttore,
    la sua disamina non fa una pecca.
    La nostra Città e provincia sono state la fucina di formazione di moltissimi uomini politici in tutti i partiti specie in quelli più rappresentativi . Politici che si sono succeduti nei decenni e avrebbero potuto realizzare molto di piu’ incominciando dalla,ormai diventata favola, realizzazione dell’aeroporto come a Lampedusa,Birgi e Comiso.
    I nostri politici, devo dire purtroppo, si sono impegnati di piu’ , specie durante la prima repubblica, a realizzare strade,autostrade,impianti sportivi,scuole,impianti idrici,fognari e di depurazione , ristrutturazione di chiese etc. Hanno avuto un grande impegno per l’edilizia dilagante , ma non si sono concentrati a realizzare le vie di comunicazioni piu’ brevi per tranciare il divario tra nord e sud. L’aeroporto, avrebbe tranciato i lunghi tempi di percorso per raggiungere il Nord Italia e Europeo. Partire dal sud dell’isola, da agrigento per raggiungere una località regionale o nazionale si impena una sola giornata per raggiungere l’aeroporto di destinazione nazionale , per colpa delle vie di comunicazione , quale l’agrigento palermo, che costringe tutti a moltissime fermate sosta per via dei lavori di rifacimento. Questi lavori durano il tempo dei miei maturati anni, decenni, ed i politici , non hanno mai portato a soluzione tale viabilità che ci taglia fuori dal resto del mondo come se fossimo stati colpiti da una maledizione. Le organizzazione dei servizi cittadini, costosissimi, non sono al passo e adeguati, ed i risultati sono a vantaggio della spesa e non della buona e valida organizzazione dei servizi in un capoluogo di provincia che merita, per la sua ricchezza e storia millenaria,una organizzazione e una condotta stile svizzera.
    Dobbiamo richiamare i nostri politici alla attenzione. Non sono forse in grado di ispezionare,controllare la validità e la efficienza dei contratti con le ditte appaltatrici? Loro non vedono, non si accorgono che la citta’ millenaria non ha a disposizione una serie di interventi mirati a realizzare una buona accoglienza premiando anche i cittadini residenti che pagano fior di quattrini servizi inesistenti, E’ colpa delle amministrazioni comunali e provinciali , oppure è colpa anche dei deputati regionali e nazionali che non stanno attenti a queste situazioni raccapriccianti ?
    L’organizzazione delle campagne elettorali con forte anticipo, sono il termometro certo,che i politici trovano difficoltà ad organizzare liste ed apparati, in quando si stanno confrontando con una società civile che non crede piu’ a nulla e forse, cadendo nella abnegazione,credono che cambiare non serva più a nulla. E forse il cambiamento potrebbe causare sacrifici ulteriori che riguardano i tempi necessari per imparare a conoscere ed a far funzionare la macchina amministrativa comunale.. O forse la deputazione, nel gioco delle parti, si sta muovendo perchè tutto resti com’è?…..

  2. PIRANDELLO DOCET

    Il giuoco delle parti

    Il protagonista è Leone Gala, che dall’alto della sua superiorità intellettuale, alimentata da un costante abito filosofico, osserva con insistita ironia i comportamenti della moglie, Silia (capricciosa e tormentata, che ha in odio il raziocinante eloquio del marito) e l’acquiescenza dell’amante di lei Guido Venanzi, personaggio piuttosto insignificante, dominato dagli altri due. Il classico triangolo amoroso è tutto percorso dalla problematica pirandelliana che interiorizza i personaggi e li rende spettatori consapevoli del giuoco della vita, capovolge le situazioni e inverte le parti, distende sulla sofferenza un velo d’umorismo che invece di nasconderla la esaspera e la mette in evidenza. Silia «si vede vivere» fin quasi all’alienazione: «Questo maledetto specchio, che sono gli occhi degli altri, e i nostri stessi, quando non ci servono per guardare gli altri, ma per vederci, come si conviene vìvere… come dobbiamo vivere… lo non ne posso più!».
    Leone ritiene di aver conquistato un superiore equilibrio interiore armonizzando su un «pernio» ideale, da una parte, il vuoto che è riuscito a creare in sé dominando «il torbido» dei sentimenti, dall’altra un pieno scelto con giudizio, una specie di «zavorra» che ti tiene ancorato alla realtà e ti consente di star ritto, come certi buffi giocattoli vuoti con il loro contrappeso di piombo. Il vuoto l’ha ottenuto con il dominio dei sentimenti, il contrappeso l’ha trovato nel gusto per la filosofia esercitato in lunghi dialoghi su Socrate e Berg¬son con il suo cameriere e nell’esplicazione delle sue qualità di cuoco che si delìzia a passare il tempo in cucina.
    Silia si sente «paralizzata» dal marito che «guarda e capisce tutto punto per punto, ogni mossa, ogni gesto, facendoti prevedere con lo sguardo l’atto che or ora farai, così che tu, sapendolo, non provi più nessun gusto a farlo». Ed è assillata dal pensiero di liberarsene, di ucciderlo. Ma il piano da lei concepito per farlo uccidere fallisce per l’intelligente mossa di Leone: Silia lo spinge a sfidare a duello un giovane e spensierato marchese, celebre spadaccino, dal quale si ritiene offesa. Leone non batte ciglio e invia il Venanzi a sfidarlo. Come marito ufficiale ha fatto il suo dovere; ma a combattere dovrà andare Guido Venanzi, colui che, come amante pos¬siede veramente Silia e vive con lei. Le condizioni dettate da Venanzi, pen¬sando che Leone si sarebbe battuto sono dure: sfida all’ultimo sangue. E finiscono per ricadere su di lui che è costretto a farsi carico della parte assegnatagli nel giuoco della vita. L’esperto marchese lo uccide.
    L’atteggiamento di immobile, «cupa gravità» che Leone assume alla fine della commedia alla notizia della morte del Venanzi rivela tutta la sua pena. Non è stata un’allegra vendetta. I sentimenti non possono essere vinti dalla fredda ragione, finiscono sempre per prendere il sopravvento nelle commedie di Pirandello, anche quando esteriormente si celebra il trionfo della ragione, che è sempre un amaro, illusorio trionfo. Del resto era illusorio in Leone anche il superamento del dolore per la sepa¬razione che la moglie gli ha imposto. Egli, suo malgrado, continua ad amarla; lo svela quando teneramente confida a Guido che Silia ignora che in lei vive una bambina, «Una bimba che vive un minuto e canta, quando lei è assente da sé»; Guido ne rimarrà contagiato, tanto l’osservazione lo colpisce e ripeterà a Silia che in lei c’è una bambina.
    L’arte dell’autore di creare una situazione di singolari equilibri (Leone marito ufficiale che visita solo mezz’ora al giorno la moglie e se ne sente filosoficamente distaccato, che le permette di avere un amante sfidando le convenzioni borghesi) per poi demolirla facendone cadere le macerie su tutti i personaggi; il «verbalismo filosofico» di cui Gramsci accusava Pirandello in questa commedia , appaiono come vani, tragici tentativi di porre argini e contrasto dei sentimenti che in fine straripano e inchiodano ciascun personaggio alla propria infelicità.

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