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Centrodestra in Sicilia: opera incompiuta,dal 4 luglio al 4 ottobre potrebbe anche deflagrare e creare un tra-Nello a Musumeci per mettere in discussione la sua ricandidatura.Amministrative banco di prova.  

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Come in ogni storia politica e di governo non sempre le cose vanno per il verso giusto. La Sicilia da sempre, ma in particolare negli ultimi lustri, è stata la regione guida di un cambiamento che ha avuto riverberi  politici su scala nazionale.

Qui è nato il primo governo Milazzo che,con l’Unione Siciliana Cristiano Sociale,un movimento regionalista  che attraverso il suo vate di Caltagirone riuscì nell’impresa, fu breve e fugace.Riuscì a sbattere all’opposizione i notabili democristiani,facendo nascere un governo dal sapore trasformista con monarchici,fascisti,socialisti e comunisti per il rilancio dell’isola con forti spinte autonomiste che vedevano la Sicilia e al tempo Sicindustria focali in una visione economica e di sviluppo della Sicilia che partiva dal territorio e si contrapponeva al centralismo romano e ai partiti nazionali che di fatto entravano nelle scelte politiche ed economiche a livello regionale,non portando veri benefici alle istanze isolane e anzi imponendo scelte dall’alto.

Nel corso degli anni con il normale logoramento e sfaldamento del concetto di partito nazionale in Sicilia si è aperto il viatico a forze regionaliste,autonomiste che hanno sempre rivendicato la piena applicazione dello Statuto e il trasferimento di risorse finanziarie come prevede l’Art. 38 e il fondo di solidarietà nazionale.

Il progetto ha trovato il punto più alto con l’elezione dell’autonomista Raffaele Lombardo nel 2008 che riuscì a imporre anche a Berlusconi la sua candidatura per controbilanciare l’asset governativo troppo sbilanciato a Nord.

Un progetto che cominciò anche lì a inciampare ed avere rigurgiti nefasti non appena pezzi importanti del Pdl  a trazione siciliana e l’intransigenza dello stesso Lombardo,si sganciarono da Berlusconi per rivendicare a Roma che il regionalismo e l’autonomismo dovevano essere applicati e dovevano garantire quei diritti costituzionali riconosciuti dalla Carta e che non sono semplici concessioni allo svantaggio insulare.

Infatti dai Fas ai Poc ai fondi europei iniziò una battaglia che da lì in poi portò allo sgretolamento della corazzata di allora,il centrodestra senza trattino,e l’inizio di un governo Lombardo bis con pezzi importanti del Pd e tecnici che segnò però non solo la fine dell’alleanza del 2008 ma anche il crepuscolo dello stesso ras di Grammichele imbarcatosi in una esperienza tra partiti di centrosinistra e pezzi spuri di centrodestra che con il movimento per l’autonomia non seppero raggiungere gli obiettivi prefissati,la perequazione infrastrutturale e fondi essenziali per il rilancio del Sud con l’eterna promessa del Ponte,un must che viene messo in campo quando non ci sono argomenti nell’agenda politica.

Dopo cinque anni con le dovute differenze il centrodestra si è ricompattato e ha vinto una battaglia difficilissima,creando una coalizione larga ed elettoralmente vincente che,grazie a uno spirito di squadra e di passi indietro,ha permesso a Nello Musumeci finalmente al terzo tentativo di salire sul soglio di Palazzo d’Orleans,sfruttando l’incapacità di Crocetta a riproporsi,sicuramente il suo miglior alleato e sventando la probabile vittoria dei grillini allora lanciati a cavalcare l’onda dell’anti-politica.

Oggi a distanza di due anni e mezzo, il centrodestra siciliano con il governo di Musumeci dà l’impressione di essere un po’ come la viabilità isolana,una grande opera incompiuta che tra un rimpallo, una presa di posizione di un alleato di maggioranza e altri distinguo, alla fine della fiera non riesce mai ad imboccare la via giusta.

E’ chiaro che questo governo siciliano s’è dovuto sobbarcare i problemi anche del pregresso,ma è chiaro pure che su Musumeci c’erano grandi attese e in parte i delusi sono usciti fuori, non solo nei Palazzi Istituzionali,ma soprattutto nel malessere della gente.

Tra l’altro anche nell’ultima finanziaria emergenziale in pieno Covid il miliardo e mezzo di risorse che doveva essere sganciato per le categorie più colpite dalla pandemia non ha visto la luce.Ancora Roma non ha dato il semaforo verde e molte di queste risorse non sono state sbloccate.Anzi a differenza degli altri anni non si parla del solito collegato alla finanziaria per mettere le pezze qua e là.Vedremo se il nuovo dirigente esterno alla programmazione Lembo saprà dare un impulso all’utilizzo dei fondi che negli ultimi anni hanno visto grandissime difficoltà di spesa,anche perché gli imprenditori economici e turistici in questo momento post-Covid sono alla canna del gas.

Stesso discorso per il famoso ticket di metà mandato,tranne l’entrata dei leghisti con Samonà e appresso una caterva di polemiche per l’Assessorato ai beni culturali e per alcune posizioni politiche estreme dello stesso rappresentante leghista del passato che hanno fatto storcere il naso a una parte dell’opinione pubblica.Poi di rimpasti e innesti o riequilibrio dei territori sembrano diventate parole aliene o vuote,un governo che secondo molti necessita di un restyling e di Assessori più incisivi e determinati rispetto il quadro generale che vede ancora l’economia e la ripresa dei consumi ferme al palo.

Ecco perché Musumeci in queste amministrative deve dimostrare in primis autorevolezza,in secundis dimostrare che Diventerà Bellissima è un movimento che ha un dna congenito e che ha una linea politica chiara da intraprendere e voti e numeri da far pesare.Anche perché il movimento vive nel perenne conflitto tra un’area sovranista capeggiata da Razza filoleghista e un’area più centrista che ha come guida la Savarino,un peccato originale che continua e che forse anche dopo l’Assemblea regionale del 4 luglio,resterà il vero dilemma di Musumeci e dei suoi discepoli che di fatto è il vero freno all’espansione di Db nei comuni siciliani.

Adesso si è messa di mezzo la Lega che vede da un lato aprire ai movimenti regionali e territoriali e dall’altro lascia trasparire rabbia perchè non vede spazio nella partita autunnale dei Sindaci.

La verità è che Candiani omette dire che in due anni di gerenza,la sua guida non ha creato classe dirigente sui territori e la spinta populista e reazionaria di Salvini si è sgonfiata. Prova ne sia che l’eterno commissario di Tradate non ha saputo gestire i processi politici per creare una rete valida di amministratori e adesso si trova in forte affanno a trovare la quadra nei comuni che vanno al voto.

Ecco perché da Agrigento a Marsala,a Milazzo o a Barcellona parlare di unità e di candidati condivisi sembra più una provocazione che un dato di fatto. Troppi cacicchi e nessun punto di convergenza tra gli Onorevoli di maggioranza che si trovano ad operare nello stesso territorio.

E non è detto che ancora una volta Musumeci possa fare lo spettatore non pagante,dopo il suo disinteresse alle ultime politiche e alle ultime europee,le amministrative nei 62 comuni siciliani sono per lui la prova del nove della tenuta di questo Governo,una sorte di midterm per capire lo stato di salute e proporre nel 2022 un Nello Bis.

Se vuole una riconferma certamente deve scendere in campo in questa prossima campagna elettorale e diventare sintesi della coalizione di governo anche nei territori,se no a oggi non sembra un’eresia che le frange più riluttanti del suo governo vedi l’area centrista o ex democristiana con venature di autonomismo siculo possa pensare seriamente ad intraprendere altre strade e archiviare il percorso di Nello che da tempo non riesce ad essere figura autorevole e riconosciuta come guida di un centrodestra che in Sicilia può essere ancora maggioranza politica a Sala D’Ercole ma non ha un background forte di governo e prospettiva per continuare a guidare i siciliani.

Come si suol dire in politica i tra-Nelli per Nello possono diventare ordinaria amministrazione per alcuni frondisti di maggioranza che richiedono spazi,possono identificarsi in un’area vasta di insofferenza e disagio che va da Miccichè e soci che finora hanno rivendicato un cambio di passo che indirizza a una linea politica più moderata,collegiale e più vicina al loro pedigree .

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Scritto da su giu 30 2020. Archiviato come ARCHIVIO ARTICOLI, PAROLA DI PACE, PRIMO PIANO. Puoi seguire tutti i commenti di questo articolo via RSS 2.0. Salta e vai alla fine per lasciare una risposta. Pinging non è attualmente consentito

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