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Ape social ecco come viene tassata

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Ape Social test convenienza. Il decollo ufficiale della misura consente complessivamente di fare alcuni conti circa la convenienza o meno dello strumento coniato dal Governo alla fine dello scorso anno ed in partenza ufficiale nelle prossime settimane. L’APe sociale si presenta, infatti, in veste diversa rispetto ad una normale prestazione pensionistica in quanto è costituita da un reddito ponte erogato dai 63 anni sino al raggiungimento dell’età pensionabile di vecchiaia (vale a dire sino a 66 anni e 7 mesi o al più elevato valore a seconda dei futuri scatti con la speranza di vita Istat).
L’importo della prestazione corrisponde a quello della rata mensile della pensione certificata dall’Inps al momento della domanda sulla base della contribuzione vantata dall’assicurato entro comunque un massimo di 1.500 euro lordi mensili. Come dire che se la pensione certificata da Inps avesse un valore superiore a tale cifra il lavoratore non vedrà corrispondersi la quota eccedente ma solo l’importo fissato sul predetto massimale. La rata mensile, inoltre, non viene rivalutata annualmente (a differenza di una normale pensione) e sarà erogata per 12 mensilità annue (non per 13 come accade per una normale pensione).

Questi fattori negativi vengono, tuttavia, ampiamente compensati da una tassazione più favorevole. L’APe sociale è trattata, da un punto di vista fiscale, come un reddito da lavoro dipendente determinando, pertanto, un netto superiore ad un reddito da pensione di importo equivalente. L’equiparazione al lavoro dipendente porta dietro anche il cd. Bonus Renzi di 960 euro annui (80 euro al mese) che, come noto, non è previsto per i titolari di reddito da pensione. Fattori che rendono addirittura più vantaggioso l’APe sociale rispetto ad una pensione di medesimo importo lordo. Perlomeno sui redditi al di sopra della fascia esenzione Irpef (oltre 8mila euro annui) per i quali la leva fiscale può svelare a pieno i propri effetti.

La tavola sottostante, elaborata da PensioniOggi.it, confronta, dunque, gli effetti della tassazione dell’APe sociale rispetto ad una pensione di uguale importo. Come si vede un lavoratore che ha diritto ad una pensione lorda di 1.500 euro (1.210 euro nette) godrà di un APE mensile lordo pari allo stesso valore della pensione, 1.500 euro, ma il netto associato sarà superiore ai 1.300 euro al mese grazie all’attribuzione del bonus Renzi e alle diverse detrazioni per reddito applicate. Anche se si considera il reddito netto annuo, che sconta la mancata corresponsione della 13^ mensilità, l’APe sociale resta più favorevole rispetto ad una pensione di importo analogo. Ovviamente ove il fattore leva fiscale viene meno, cioè sugli incapienti, l’APe sociale diviene svantaggioso così come ove la pensione avesse un importo superiore a 1.500 euro lordi mensili. In tal caso, infatti, la quota eccedente non viene erogata dallo Stato (anche se il lavoratore potrà, eventualmente, decidere di finanziarla con l’APe volontario quando questo strumento sarà reso disponibile).

 

importo-ape-sociale tabella

L’APE sociale, però, non essendo una pensione comporta anche l’impossibilità di corrispondere la quattordicesima mensilità a luglio, nè l’integrazione al trattamento minimo, nè l’attribuzione delle quote di famiglia. Non ci sono, invece, particolari effetti negativi per i superstiti nel caso di scomparsa del percettore dell’indennità: costoro avranno diritto alla normale pensione indiretta.

Va detto, infine, che l’APe sociale ha un impatto neutro sulla pensione futura: esso, infatti, non comporta l’attribuzione di contribuzione figurativa sul conto assicurativo e, pertanto, non determina un incremento della misura della pensione. Nonostante ciò al momento del pensionamento la misura della pensione risulterà superiore all’APE sociale lordo in godimento a causa dell’attivazione di coefficienti trasformazione (quelli cioè che traducono in pensione il montante contributivo maturato) più elevati rispetto a quelli calcolati al momento della domanda di APE sociale e per una serie di rivalutazioni dei montanti contributivi più prolungate nel tempo. Tale effetto, naturalmente, sarà tanto più intenso quanto maggiore è la quota contributiva della pensione del lavoratore.

fonte pensionioggi.it

 

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Scritto da su ago 3 2017. Archiviato come ARCHIVIO ARTICOLI, IN EVIDENZA, LAVORO, SECONDO PIANO. Puoi seguire tutti i commenti di questo articolo via RSS 2.0. Salta e vai alla fine per lasciare una risposta. Pinging non è attualmente consentito

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