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Opzione donna a settembre se si trovano risorse potrebbe essere prorogata

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Lavoratrici della classe 1959 segnatevi la data del 30 Settembre 2017 sul calendario. Entro questa data, infatti, il Governo e l’Inps dovranno comunicare alle Camere i dati relativi al monitoraggio della sperimentazione dell’opzione donna, con particolare riferimento alle lavoratrici interessate e ai relativi oneri previdenziali impegnati. E qualora dal monitoraggio risultassero risorse aggiuntive il Parlamento potrà stabilire una ulteriore proroga della sperimentazione dopo quella già avvenuta con la legge di stabilita’ 2017.
Attualmente, come noto, per effetto dell’ultima legge di bilancio l’opzione donna può essere esercitata dalle lavoratrici dipendenti nate entro il 1958 (anche del pubblico impiego) oppure entro il 1957 se autonome a condizione, in entrambi i casi, di avere almeno 35 anni di contributi entro il 31.12.2015. Si veda la tavola sottostante per chiarimenti. Si tratta di una opzione riscoperta in questi ultimi anni da un numero sempre maggiore di donne dopo che la Riforma Fornero del 2011 ha abolito la pensione di anzianita’ ed ha innalzato bruscamente l’età pensionabile (da 60 a 66 anni). Questa scelta comunque non è indolore perchè l’uscita anticipata viene pagata con una riduzione dell’assegno pensionistico anche superiore al 30% dell’ultimo reddito percepito (gli effetti più intensi riguardano le lavoratrici che hanno almeno 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995 e che, pertanto, mantengono il sistema reddituale di calcolo dell’assegno sino al 2011).

Con le ultime due proroghe il Governo ha indicato un onere di circa 2,5 miliardi di euro stimando in 36mila da qui al 2022 il numero delle lavoratrici che decideranno di ricorrere a questo canale di pensionamento. Ebbene nel caso in cui le risorse stanziate risultassero sovrabbondanti rispetto alle domande di pensionamento il Parlamento, con provvedimenti a carattere legislativo (dunque sottratti alla potestà del Governo), potrà stabilire la prosecuzione della sperimentazione oltre il 2015. A tal fine si prevede la trasmissione, entro il 30 settembre di ogni anno, di una relazione alle Camere, da parte del Governo, sulla base dei dati rilevati dall’INPS nell’ambito della propria attività di monitoraggio sull’attuazione della sperimentazione, con particolare riferimento alle lavoratrici interessate e ai relativi oneri previdenziali. In Parlamento del resto c’è un fronte piuttosto robusto che ne chiede l’estensione del regime sperimentale sino al 2018 ma sino ad ora l’esecutivo si è opposto accampando diversi pretesti. E in rete sono nati numerosi comitati di lavoratrici in tal senso. A settembre, dunque, la politica dovrà battere un colpo.

fonte pensionioggi.it

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Scritto da su ago 8 2017. Archiviato come ARCHIVIO ARTICOLI, LAVORO, SECONDO PIANO. Puoi seguire tutti i commenti di questo articolo via RSS 2.0. Salta e vai alla fine per lasciare una risposta. Pinging non è attualmente consentito

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