IL RACCONTO DI SOFIA… PER NON DIMENTICARE!
ARCHIVIO ARTICOLI, CRONACA, SECONDO PIANO venerdì, luglio 21st, 2023Ho avuto il piacere in questi giorni di parlare con una ragazza, Sofia, 12 anni, la quale frequenta la Scuola Media presso l’Istituto Comprensivo Statale “Antonino Caponnetto” di Palermo.
Ci siamo ritrovati a parlare dell’evento che è stato celebrato ieri, inerente la strage di Via D’Amelio, nella quale persero la vita, oltre al Giudice Paolo Borsellino, anche i cinque Agenti della Polizia di Stato in servizio di scorta: Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina.
La cosa che mi ha notevolmente sorpreso è stato notare la grande conoscenza che questa giovane ragazza avesse di tale evento ed in generale su questi argomenti, tanto da scriverne anche un meraviglioso racconto.
Racconto che voglio rendere pubblico per il tramite della Redazione di SiciliaLive24, poiché credo risolutamente che per fermare e arginare il fenomeno della mafia, sia necessario far crescere nei nostri giovani la consapevolezza dei danni che, da fatti di questo tipo, possano scaturire sulle generazioni future.
Nell’invitarvi a leggere il racconto di Sofia, non posso esimermi dal complimentarmi con la stessa, con la famiglia e con la Scuola per il prezioso lavoro svolto con questa giovane ragazza.
La nostra speranza è quella di potere vedere crescere i nostri giovani con questo spirito così da raccontare sempre più storie di questo genere.
Alessandro Patti
UN ASSAGGIO DI… MAFIA
di Sofia (2ª A)
“Lo Zio Alberto racconta…”
Tutti abbiamo sentito parlare di Mafia, ma sapete la sua vera storia?
Ecco a voi un “assaggino” di essa, raccontata dallo zio Alberto.
Quel Sabato, Mattia si svegliò di scatto appena suonò la sveglia e, ancora in pigiama, scese a fare colazione in cucina, dove trovò la mamma. «Ti ho preparato la colazione, ma sbrigati a mangiare che si fa tardi.» Mattia la guardò sconvolto. «per andare dove mà?» «come dove? Dallo zio Alberto». Allora è vero che non mi ascolti mai, te l’ho detto ieri sera che starai da lui mentre io sarò a lavoro». Mattia le sorrise, si affrettò a finire e corse a prepararsi.
Appena si misero in macchina non andarono subito a casa dello zio, ma si fermarono in un bar per prendere un bel vassoio di arancine, sia al burro che alla carne e per Mattia anche quelle al cioccolato.
«Perché ogni volta che ci andiamo gli portiamo così tante arancine?» «Eeeh, storia lunga figghiu miu, ancora sei piccolo per sapere certe cose… guarda! siamo arrivati.»
Nel giro di pochi secondi Mattia salutò la mamma con un bacio e con il vassoio in mano corse a suonare il campanello.
Lo zio aprì solo dopo qualche minuto. Era un uomo alto, leggermente robusto, sulla 70, e anche se non sembrava, era un uomo di cuore.
I due si salutarono con un bell’abbraccio. «Mattiuzzu, figghiu miu, comu stai?»
«Bene zio, ti ho portato le arancine!!» e dopo una risata gli rispose «E bravu figghiuzzu»
Mattia posò le sue cose su una sedia e si mise in piedi davanti allo zio che leggeva un giornale.
«Ahi ahi ahi…» «che succede zio?» gli chiese il bambino. «Rocco Chinnici, pure a lui hanno ammazzato.» disse lo zio con faccia dispiaciuta. «Ma chi?» «Come chi? La Mafia» «E chi è?» «Più che altro cos’è, ma ancora picciriddu si, che ne devi sapere tu di ste cose?» «Ti sbagli, ormai grande sono, e poi cosa cambia se me lo dici adesso o fra qualche anno?» «Ragiuni c’hai, allora veni ca’, assiettati o me latu ca ti cuntu sta bella storia, ma prima va pigghia l’arancini»
Aspettò che il bambino si sedette, presero un’arancina l’uno e lo zio iniziò a raccontare.
«Cominciò tutto nel 1860, dopo l’unità d’italia, quannu u re di Savoia dettò delle leggi, o’ sturiasti tu?» «No, ancora alle elementari vado io, ma continua a raccontare zio» «Va bene, va bene… i cristiani del sud non se le sentivano proprie ste leggi, allora unni rispettavanu. In Sicilia erano tutti dei picciotti poveri che travagghiavanu pi campari e ognuno aveva il proprio terreno ma per mantenerli sotto controllo sti terreni, agivano dei gruppetti ri sti cristiani malintenzionati. Qualche anno dopo, nel 1900, un Cristianu, ri ‘n Paliammu comu nuatri, decide di far diventere sti gruppetti delle cosiddette “cosche”. Molte di queste erano in buoni rapporti con certi picciotti ricchi ra Sicilia che si facevano aiutare da loro pi tianiri fiammi certe “rivendicazioni”, no?» Mattia, molto attento annuì; lo zio dette un morso all’arancina e appena inghiottì ricominciò.
«Ventiquattru anni ruapu entra in gioco un certo “Mussolini” che manda ca, in Sicilia, Cesare Mori mi pare si chiamasse, e ci rissi a stu cristianu: vai da’ sutta e elimina Cosa Nostra. All’Inizio stu cristianu fici buonu, però cu tiampu funzionò sempre di meno e la Mafia prese di nuovo campo. poi un ci piansu cosa succiriu… ma comunque, nel 1950 ci fu il sacco di Palermo, quindi non solo la mafia si espandeva, ma vennero distrutte anche alcune delle Ville Liberty e altri edifici di Palermo e a loro conveniva… “Sai, pi i picciuli ri tutto si fa…”
Poi, intorno agli anni ’60, un sulu ficiru la Commissione Antimafia, ma svolgono anche degli importanti processi…»
Lo zio venne interrotto dal suono del campanello. «zio chi è?» disse il bambino con occhi spalancati. «Tranquillo»… lo zio si alzò e andò a vedere dalla serranda. «cuogghiti i cuase ca c’è a’ mamma» disse mentre apriva la porta. Il bambino si affrettò a raccogliere le sue cose mentre la mamma e lo zio si salutavano e, con aria contenta, andò ad abbracciare lo zio per salutarlo, che, ridendo, gli disse «A prossima vuata ti cuantu u riastu ra storia». Mattia annuì con la testa, salutò la mamma e i due se ne andarono sorridendo.
Ma non è finita qui!
All’inizio degli anni ’80 si scatenano altre lotte di cui facevano parte i Corleonesi che avevano come strategia quella di eliminare i propri nemici fisicamente. Nello stesso anno in cui è ambientato il racconto, quindi nel 1982, il Parlamento approva il Codice dell’articolo 416 bis e un anno dopo nasce il primo Pool Antimafia, che riunisce Giudici e Magistrati palermitani. Tra questi naturalmente c’erano anche Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Nel frattempo hanno contribuito a questa sorta di lotta anche i cosiddetti “pentiti” che, come dice lo stesso nome, si pentono di quello che hanno fatto, rivelando tanti segreti alle Istituzioni.
Il lavoro di diversi Magistrati palermitani porterà al “Maxiprocesso” dell ’86, in cui ci saranno quasi 500 mafiosi dietro le sbarre. A questo però Cosa Nostra non reagisce bene, anzi il contrario, perché sarà proprio dopo il maxiprocesso che verranno uccisi Falcone e Borsellino e dopo loro molti altri.
Nonostante ciò, un po’ tutti abbiamo combattuto e stiamo combattendo contro Cosa Nostra; essa è tutt’oggi un’attività esistente, attiva quasi in tutto il mondo, che, prima o poi, riusciremo a sconfiggere.
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