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ANTONELLO PACE INTERVISTA RITA CAPODICASA CHE PARLA DEL SUO VOLUME APPENA PUBBLICATO   DA EDIZIONI SINESTESIE LA “ SAGRA DEL SIGNORE DELLA NAVE” DA LUIGI PIRANDELLO A MICHELE LIZZI

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Abbiamo intervistato,Rita Capodicasa,docente,artista,saggista e pianista.In questi giorni ha lanciato la sua ultima fatica letteraria,un libero su Luigi Pirandello e Michele Lizzi grande musicista del ’900 ancora poco conosciuto ad Agrigento e in Sicilia

 

Cosa l’ha portato a scrivere un libro su Pirandello e Michele Lizzi e perché?

Essendo docente di lettere ed anche pianista, ho continuato a cercare i legami tra letteratura e musica che, già dalla mia prima pubblicazione Gli Amici della Musica ad Agrigento, avevano segnato il mio percorso alla ricerca di una fusione fra i due linguaggi alla luce di un servizio alla mia città. La mia passione per Pirandello si coniuga qui perfettamente con quella per la musica attraverso il confronto tra i libretti di due opere dal titolo La Sagra del Signore della Nave, una di Pirandello solo teatrale, Atto unico, e l’altra di Lizzi musicale, entrambe generate da due figli della nostra terra profondamente impregnati di quella sicilianità che io definisco akragantina. Per citare le parole  del musicologo Riccardo Viagrande che ha recensito il volume,  “Legata ai due artisti dalla comune nascita agrigentina,  negli anni l’Autrice si è dedicata alla riscoperta di Lizzi interpretandone alcune composizioni pianistiche; con rigore scientifico e con la doppia competenza, musicale e letteraria, la studiosa, dopo un breve excursus sulle incursioni musicali di Pirandello, pone a confronto il testo narrativo con quello teatrale per sottolineare ciò che della novella è passato nell’atto unico e le differenze tra di loro intercorrenti”.

 

Chi era Michele Lizzi e perché fa un’opera su testo di Pirandello?

Cito ancora Zino Pecoraro nella sua recensione su La Sicilia ” Il libro di Rita Capodicasa, che gode della prefazione del prof. Rino Caputo, studioso di Pirandello e fondatore della rivista  Pirandelliana,  vuole essere anche un modo per rimettere in auge e fare conoscere l’attività creativa del Maestro Michele Lizzi, nato ad Agrigento (1915-1972), città alla quale fu molto legato e che poco ha fatto per ricordarlo.” Compositore di opere legate al mito greco come Pantea e L’Amore di Galatea fu apprezzato dalla critica e dal pubblico dei teatri che rappresentavano le sue opere, siciliani e non, collaborarono alle sue opere illustri personaggi come Guttuso e Quasimodo e fu allievo di illustri compositori del ‘900 come Pizzetti e Pilati, le sue musiche di non facile esecuzione sono state forse per questo messe di lato dagli stessi agrigentini ma la sua musica è potente e suggestiva.

Lizzi dice che si è avvicinato alla Sagra perché aveva compreso e sentito “propri in certo modo quei valori di atavica provenienza, che si rinnovano sempre attraverso le feste popolari con cui il passato si proietta, in un continuo ritorno, verso il futuro” (p. 35). Si parla della festa che si faceva a Girgenti e a cui Pirandello aveva assistito senz’altro,  a quella Festa del Signore della Nave che ogni anno si svolgeva, la prima domenica di settembre,  tra la processione del Crocifisso, U Signuruzzu d’a navi, e la scanna dei porci, in un alternarsi tra Sacro e Profano, contrasto dialettico e paradossale che costituisce il fulcro dell’interesse  di Pirandello ma anche di Lizzi che riconosce l’epicurea spensieratezza tipica degli agrigentini  ma ne svela gli inganni e le ipocrisie tra ubriacature, abbuffate, orge e, subito dopo, pentimento e devozione.

Nel libro si leggeL’azione si svolge sullo spiazzo antistante la chiesetta di campagna che sorge nella valle dei Templi, in Agrigento.Tale localizzazione geografica iniziale sottolinea la volontà di Lizzi di evidenziare i legami autoctoni con la sua Girgenti e i ricordi di una festa vissuta da lui ogni anno i primi del mese di settembre. Nella chiesa di San Nicola, tuttora immersa nel cuore della Valle dei Templi di Agrigento, è ancora custodito il crocifisso del Signore della Nave.Il nome del Santo a cui la chiesa è intitolata, sarà proprio il nome del maiale che sarà scannato da lì a poco….

Qui, l’ “Uomo-porco”,nell’espressionistica scena dell’orgia, dei personaggi avvinazzati, la sconcezza della donnaccia, le urla dei festaioli e i versi dei maiali scannati, i tamburi che martellano l’atmosfera sonora scandita da un ritmo ormai fissato nelle orecchie di tutti, dà il posto all’ “Uomo-dio” che trasforma in poco tempo le sue urla in mugolii, in lamenti dei penitenti che si battono il petto, in segno di ”sincero” pentimento davanti la Croce del Cristo.”     

 

Dove e come si apprezza quindi quest’opera di Lizzi dal punto di vista musicale ?

 

Dopo un excursus sulle opere musicate su testo pirandelliano, il saggio si conclude con una precisa, puntuale e approfondita analisi musicologica, corredata da esempi musicali esplicativi. Quest’ analisi si concentra su una doppia valenza sia letteraria che musicologica: si fa un esame della forma linguistico-espressiva, ma in particolare psicologica con cui Pirandello e Lizzi nei libretti hanno scritto le battute dei personaggi e le didascalie di scena; tutto ciò Lizzi lo ha saputo rendere in musica attraverso la sua sapiente arte compositiva, con un misto di stili che vanno dall’uso della polifonia ai modi greci , al declamato melodico , ai richiami a temi popolari di danze tipiche , canti religiosi delle processioni, ritmi percussivi dei tamburi caratteristici della nostra terra.

Zino Pecoraro scrive ancora” Il libro è originale e profondo dal punto di vista dell’analisi perché l’autrice unisce una competenza letteraria ad una sicura conoscenza tecnica e storica della musica, oltre che vantare una esperienza collaudata come concertista. Il libro poi si sofferma con copiose ed approfondite argomentazioni ad esaminare l’Opera lirica scritta da Michele Lizzi. Questo aspetto conferisce al testo, appena edito, una grande validità perché consente di percepire passo passo tutte le varie scelte musicali operate da Lizzi, per sottolineare le caratteristiche della Sagra. Non manca nel libro il puntuale riferimento alle fasi della preparazione della rappresentazione dell’Opera Lirica, alle prove, agli spartiti, alle note giornalistiche di commento alle rappresentazioni svoltesi al Teatro Massimo di Palermo.

 

Può essere ancora attuale l’opera di Lizzi ?

Ma certo, se si pensa che in essa è condensato un crogiuolo di temi, valori, tradizioni nostre locali ma che assurgono a valore universale: il nostro essere siciliani, (la Sicilia come metafora di sciasciana memoria), le nostre contraddizioni tipiche colte acutamente dal genio di Pirandello, oggi ancora irrisolte anzi aggravate dall’odierno senso di disorientamento, labilità e precarietà acuite dalla pandemia, la conoscenza di tradizioni e feste polari oggi dimenticate. Tutto ciò può dare ai giovani la possibilità   di conoscere il loro passato che riconoscono quanto mai attuale, pur nel suo rimanere irrisolto ma di cui è nostro dovere conoscere ed averne almeno consapevolezza nella speranza di un futuro migliore, stando attenti all’inganno e all’ipocrisia che è sempre dietro l’angolo in ogni aspetto della nostra vita quotidiana.

Mi auguro infatti che, con questo mio lavoro scritto con fatica anche grazie al lockedown, Michele Lizzi sia conosciuto dai giovani di oggi e non solo, cosi come i politici locali possano avallare la diffusione della sua musica, la conoscenza delle sue opere, ed il messaggio di fondo che traspare sempre a partire dalla sua terra d’Akragas a cui era legato e che oggi deve riesumarlo dalla memoria.

Link dell’ebook scaricabile gratuitamente

https://ita.calameo.com/read/005864328bd582205506f?page=1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Scritto da su dic 26 2020. Archiviato come ARCHIVIO ARTICOLI, Interviste, PRIMO PIANO. Puoi seguire tutti i commenti di questo articolo via RSS 2.0. Salta e vai alla fine per lasciare una risposta. Pinging non è attualmente consentito

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