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Recensione di Assassin’s Creed 3 remastered per Xbox One

Ritorna il terzo capitolo della saga degli assassini uscito anni fa su Ps3 e Xbox 360 per le nuove console next-gen. Gli eventi riprendono da dove si erano interrotti in “Assassin’s Creed: Brotherhood” con un Desmond Miles braccato (ora al culmine delle sue vicende personali) che si è appena risvegliato dal coma ed è già alla ricerca di qualcosa che gli frulla all’interno della testa. Il padre è con lui e nel video iniziale fa un riassunto dei fatti: la presenza del genitore, però, non risulta gradita al protagonista, infatti non mancheranno scontri e battibecchi. Secondo il padre la fine del mondo è vicina e, come spesso accade, non riconosce al figlio i propri meriti, ma anzi lo incolpa di aver sprecato la sua esistenza invece di dedicarsi interamente alla Causa. Trovata la cripta dell’Antica Civiltà, il primo campo base viene allestito con un Animus (macchina che consente a Desmond di rivivere le esperienze dei propri antenati ed apprenderne i segreti) e iniziano le ricerche per salvare la Terra da un’ignobile fine. In questo luogo c’è un portale da attraversare, ma naturalmente non è così facile come sembra. Manca una chiave, e Desmond deve scoprire dove si trova, rivivendo eventi che risalgono all’incirca al 1700. Ha inizio così una nuova avventura che esplorerà il labile confine tra il Bene e il Male, il Giusto e Sbagliato, tra gli Assassini e i Templari, e mai come ora la linea di confine sarà sottile e confusa.

Naturalmente non vogliamo rivelarvi troppo della trama, ma il gioco regalerà una serie di colpi di scena e di punti di vista davvero ardui da interpretare. È rimasta inalterata la cura dei dettagli, l’hub dal quale caricare le missioni (e la possibilità di rigiocarle per aumentare la sincronia totale), sono state confermate l’esplorazione della città e le missioni secondarie, c’è ancora la possibilità di nascondersi nei carri di fieno, nei pozzi e simili, e sono ancora presenti i salti della fede. Insomma, è stata mantenuta una buona parte della struttura portante di Assassin’s Creed, e per i fan sarà immediato trovarsi a proprio agio. L’unica rivoluzione alla quale assisteremo sarà quella americana: il gioco resta, seppur migliorato, quello che conoscevamo, coi pregi e difetti che questa serie si è sempre portata appresso. Ci sono varie novità sia dal punto di vista del gameplay che della veste grafica, generosamente offerta dal nuovo (per così dire) engine grafico AnvilNext. Il mondo di gioco appare molto più vivido, ricco di persone (in numero di molto superiore rispetto al passato) intente a compiere ogni genere di attività (ma ancora capita di vedere personaggi che ripetono la stessa azione all’infinito, come statuine del presepe semoventi). Appena si sbarca a Boston, ad esempio, mentre si segue il proprio accompagnatore, ad una donna cade una cassetta di frutta e un uomo di passaggio ne raccoglie una scappando via. Una scena che lascia un’ottima sensazione di veridicità, peccato però che queste sequenze siano presenti col contagocce. A parte questi elementi di contorno che contribuiscono a creare un’atmosfera genuina, c’è il setting americano, con città di frontiera pattugliate da numerosi soldati (giubbe rosse). Boston e New York sono attorniate da vaste aree esplorabili (chiamate La Frontiera) che comprendono zone di caccia fra le quali Lexington, Concord, Diamond Basin, Scotch Plains e così via, e tutte queste realtà sono soggette ai cambiamenti climatici stagionali e non solo: vento, pioggia e neve vanno ad impattare sull’aspetto delle zone, ma anche sul gameplay (nella neve non si può essere per niente agili e si rischia di lasciare profonde tracce per la gioia di eventuali inseguitori).

 

Purtroppo il setting non riesce a lasciare il segno com’era avvenuto per Firenze, Venezia o Roma (e non lo diciamo da italiani, sia chiaro) perché le città americane dell’epoca non erano ancora quelle che oggi conosciamo, ma perlopiù agglomerati di case di legno e mattoni rossi che appaiono abbastanza anonime e poco differenziate. La campagna e i boschi circostanti, invece, risultano ancora più anonimi, non essendoci riferimenti geografici, anche se sono piacevolissimi da esplorare soprattutto per la nuova possibilità di correre tra le fronde degli alberi come agili scimmiette.

Il comparto delle animazioni è quello che ci ha colpito di più, avendo guadagnato in movimenti più fluidi e scarti durante le corse molto più veloci, consentendo di superare ostacoli senza interruzioni e anche uccidendo in corsa, rendendo gli inseguimenti molto più adrenalinici. La corsa acrobatica è stata semplificata dalla sola pressione del grilletto destro, e diverse animazioni aggiuntive arricchiscono quelle splendide già presenti. I volti dei personaggi sono molto più espressivi ora, e finalmente si ha a che fare con protagonisti che hanno una loro fisicità ed una personalità più evidente. Purtroppo anche in questo caso i programmatori hanno basato il sistema sulla buona volontà del giocatore senza creare una reale necessità: quasi mai è necessario commerciare (se non per gli obiettivi secondari) poiché tra le missioni e l’oro depredato si ha a disposizione sempre il denaro sufficiente per soddisfare i propri bisogni. Altro hub nel mondo simulato dall’Animus è laTenuta di Davenport, una grande casa coloniale che possiamo possedere proseguendo nel gioco e che contribuisce (facendo lavorare gli artigiani locali) al fiorire di tutta l’economia circostante, sostituendo di fatto il vecchio gameplay basato sul fare acquisti nelle botteghe.

Tornano le piume, i punti sopraelevati da cui sbloccare porzioni della mappa, e faranno la loro comparsa delle pagine di almanacco perdute di Benjamin Franklin: le pagine saranno da raccogliere, ma non saranno statiche bensì si sposteranno sospinte dal vento rendendo difficile afferrarle. Se le perdessimo nessun problema: basterà allontanarsi dalla zona e ritornare poco dopo per ripetere l’inseguimento. Altre missioni – dette di Liberazione – sono legate alla rivolta in corso e consistono generalmente nell’aiutare la popolazione a superare questi delicati momenti storici, difendendola dai soprusi, aiutandola a sopravvivere, salvandola da esecuzioni sommarie, liberandola dalle gogne o anche, in un quartiere di New York, aiutare i volontari a sedare un’epidemia di vaiolo.

Ci sono poi le sfide della Società dei Cacciatori, degli Esploratori e dei Pugili di Boston che consistono nel raggiungimento di alcuni obiettivi nel campo della caccia, dell’esplorazione del territorio o del combattimento. E ancora missioni di Consegna, liberazione dei Forti, missioni Navali (tutte molto belle e visivamente spettacolari) e missioni di ricerca di gingilli e oggetti di varia natura in giro per le terre d’America. Per concludere, un capitolo uscito tempo fa riproposto in un contesto già visto in 4K con tutti i dlc a disposizione. Per i fan e nostalgici.

 

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Scritto da su mar 30 2019. Archiviato come ARCHIVIO ARTICOLI, Gamestation, IN EVIDENZA. Puoi seguire tutti i commenti di questo articolo via RSS 2.0. Salta e vai alla fine per lasciare una risposta. Pinging non è attualmente consentito

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